Una rivalutazione di alcuni artisti dei Salon parigini, a posteriori offuscati se non ridicolizzati dall’esplodere della passione universale per l’impressionismo. La mostra nasce quindi dal lavoro di confronto tra le celebrità dell’impressionismo e quelle che furono le celebrità accolte nei Salon francesi raggiungendo qui il suo culmine e una sua forma per dir così stabilita.
Sul doppio binario dell’arte di rottura e di quella ancorata al classico, la mostra ripercorrerà quella straordinaria vicenda della storia dell’arte che ha fatto di Parigi, soprattutto nella seconda metà del XIX secolo, il vero centro del mondo. Luogo verso il quale tutti gli artisti erano attratti, che molti visitavano e dal quale si facevano sedurre.
L’esposizione annuale del Salon calamitava, entro il linguaggio della pittura ufficiale e accademica, la presenza di artisti non soltanto francesi ma anche di tutta Europa e degli Stati Uniti. Risultava essere quella l’occasione imperdibile che anno dopo anno consentiva di tirare le fila della situazione artistica, ovviamente soprattutto francese. Con la vasta eco che, solo a titolo di esempio, le cronache dal Salon di Baudelaire producevano.
Una sezione letteraria all’interno della mostra, con testimonianze che andranno appunto da Baudelaire a Zola a Proust, approfondirà il legame tra pittori e scrittori. Legame che per esempio per Cézanne è stato rilevantissimo.
La mostra sarà allestita secondo una scansione cronologica che permetterà di comprendere - anno dopo anno, tra il 1850 di certe prime rotture causate dal grande Courbet e gli anni sessanta dei ritratti di Manet e Degas fino al 1890 della morte di Van Gogh prima della partenza di Gauguin per Tahiti - l’evoluzione della pittura a Parigi, e ovviamente in Francia, tra Salon e Impressionismo. In questo modo si può scoprire per esempio come nella seconda metà degli anni Sessanta i pittori del Salon realizzavano i ritratti e come i giovani Monet, Bazille e Renoir lavoravano sui soggetti medesimi. Oppure come nel decennio successivo il paesaggio era dipinto da Cézanne, Monet, Sisley, Pissarro, Renoir, Caillebotte, Guillaumin fino appunto a Van Gogh e Gauguin, ma anche dagli artisti dell’Accademia. Così come le nature morte.
Un percorso parallelo toccherà, sul versante del Salon, partendo dal tempo tardo del sublime Ingres e poi con l’opere per esempio di Bonnat, Bouguereau, Gerome, Couture, Meissonier, Cabanel, Doré, Fromentin, Henner e Laurens. Solo per dire di alcuni tra i maggiori e che non mancherà di stupire per la bellezza delle opere e per lo sguardo simultaneo, sulle pareti di Castel Sismondo, su due precisi, ma non sempre totalmente distinti, mondi pittorici.
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