martedì 20 aprile 2010

S.O.S. arte dall’Abruzzo: una mostra per non dimenticare

Nell’ambito dell’assistenza all’organizzazione dell’evento è doveroso segnalare l’attività encomiabile delle Istituzioni, prima, fra tutte, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo, attraverso un opera continua e costante d’impulso e di risoluzione dei problemi tecnici e logistici che si sono, da subito, manifestati, in conseguenza della precaria situazione ambientale. In quest’attività indefessa, la Direzione è stata supportata dalle due Soprintendenze coinvolte: quella Archeologica, di stanza a Chieti, che ha messo a disposizione, con grande celerità e solerzia, reperti, anche inediti, di assoluto e primario valore scientifico dell’antichità abruzzese, dall’età del Bronzo fino alle soglie del Medioevo. Inoltre, la Soprintendenza P.S.A.E., dislocata sui luoghi del sisma, la quale va segnalata per l’abnegazione e il grande zelo prodotto, nonostante si trovasse ad operare in condizioni di estrema criticità, sia sotto il profilo logistico che organizzativo: ad onta di ciò, la mostra potrà contare su una ricca sezione storico-artistica, la cui tipologia rappresenta il primo emblema della Regione e la cui caratura scientifica travalica ed è apprezzata al di là dei confini del nostro Paese. Un’annotazione particolare anche per l’attenta assistenza e supervisione fornita dagli uffici del Vice Commissario della Protezione Civile ing. Luciano Marchetti, per la disponibilità dimostrata dal Sindaco dell’Aquila on. le Massimo Cialente e dall’Assessorato alla Ricostruzione, per la sensibilità e generosità dimostrata dalla Curia Arcivescovile dell’Aquila, nella persona di S. Ecc. za Rev. ma Arc. Giuseppe Molinari, vescovo della Diocesi, nel mettere a disposizione molti ed importanti manufatti dell’arte ecclesiastica, anch’essi caratteristici di una terra fortemente legata alla cultura del Cattolicesimo. Entrando nelle specificità della mostra, v’è da dire che gli ambienti di Castel Sant’Angelo hanno, come sempre, fornito una cornice quanto mai idonea a sottolineare ed evidenziare i valori degli oggetti esposti in mostra: il Mausoleo di Adriano è, da oltre trent’anni, punto di riferimento del Centro Europeo per il Turismo nell’organizzazione dei propri eventi, anche grazie all’opera dei funzionari e dei professionisti, in forza al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, che, come di consueto, curano i progetti di allestimento delle mostre in modo razionale, pratico e coinvolgente, con un occhio rivolto alla fluidità dei percorsi espositivi ed un altro alla didattica, fattore non sempre oggetto della dovuta attenzione, da parte degli organizzatori di altre locations espositive. La mostra è articolata lungo un percorso che diparte dal cosiddetto “atrio romano” del Castello: in detta sede è stata collocata la lastra in pietra dei Fasti Amiternini, del 20 d. C., un documento che riporta l’elencazione dei giorni Fasti e Nefasti dell’antica Amiternum – l’odierna San Vittorino - all’epoca dell’imperatore Tiberio. Lungo la “rampa diametrale” è stata collocata l’importante Stele di Penna di Sant’Andrea, un segnacolo funerario di età arcaica di grande richiamo, per la sua tipicità, all’antropologia abruzzese del periodo pre-romano. Lo sviluppo espositivo segue, poi, un tracciato inverso, rispetto alle precedenti edizioni della mostra: infatti il pubblico viene introdotto, in limine, nella Sala di Apollo e nella Sala di Clemente VII, dove sono stati collocati numerosi e preziosi reperti archeologici, fra cui spiccano l’Ercole Curino, il letto funerario di Amiternum ed importanti corredi da guerra e di abbigliamento femminile. La Cappella di Leone X, per la prima volta aperta al pubblico dopo la conclusione dei lavori di restauro, è stata attrezzata simulando l’interno di una tomba, dove spicca il famoso letto della tomba di Fossa n° 520, del II – I sec. a. C., sepolture in riduzione ed un corredo funerario. Dalla Sala della Giustizia si affronta l’epoca medievale, con la monumentale Madonna da Lettopalena, del XIII sec., recuperata dalla Guardia di Finanza, Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico, e la Bulla di Celestino V, del 1294, testimonianza del primo Giubileo della storia ecclesiastica, definito “la perdonanza Celestiniana” e precedente quello di Bonifacio VIII del 1300. Nella Sala di Clemente VIII svariate e preziose opere, ancora dell’arte medievale, con le statue lignee di S. Caterina d’Alessandria e della Madonna di S. Silvestro, entrambe del sec. XIV, fino ad arrivare al Rinascimento e al Barocco, con i Quattro Santi Patroni dell’Aquila, di Giulio Cesare Bedeschini, e il fiammingo Aert Mytens, con la sua Madonna col Bambino e Santi. Nella cosiddetta Sala Clementina vengono riunite, per la prima volta dal loro trafugamento, avvenuto nel 1902, la tavola con la vita di S. Eustachio e le due cuspidi, sempre attinenti alla vita del Santo. Esse, asportate dalla chiesa di Campo di Giove (AQ), sono state restituite dal Museo del Michigan (USA). Si tratta, dunque, di un evento che rappresenta un quid unicum, in cui va sottolineata l’azione di recupero perpetrata dall’Arma dei Carabinieri, Gruppo Tutela Patrimonio Culturale. sotto la cui egida le tre opere vengono esposte. In conclusione, mutuando il pensiero del Sottosegretario di Stato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali On. le Francesco Maria Giro, presidente del Comitato Scientifico, non si tratta di una mostra qualunque ma di un evento che deve rappresentare la ripartenza di una Regione, l’Abruzzo, falcidiata dalla furia della Natura: tutti gli addetti ai lavori, ciascuno per il proprio settore di competenza, devono fornire un fattivo contributo che dimostri come l’uomo, attraverso i valori della solidarietà e dell’umana carità, sia in grado di riparare all’inclemenza degli eventi naturali, a dimostrazione che unico è il territorio della nostra Nazione e comuni a tutti devono essere la crescita ed il benessere della popolazione, sia sotto l’aspetto economico che sotto l’aspetto storico, sociale e culturale. http://tinyurl.com/y2t4pv3

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